UNA STORIA A PUNTATE DI RICORDI E MISTERI.
Il "bottino di Lima" è il più leggendario dei tesori perduti http://it.wikipedia.org/wiki/Tesoro_dell'Isola_del_Cocco

lunedì 13 gennaio 2014

1. REQUIEM PER IL VIVO



INTRO: THE COLUMBINES - The devil is crossing me (free download)

 

Il suo tono distaccato, lontano, sospeso.
La sicurezza nella sua voce profonda che c'è sempre stata e d'un tratto non c'è più.
Affretto i miei passi verso il suo appartamento incastonato tra i vicoli del centro, mentre le ombre dei palazzi scacciano la luce autunnale e preparano il campo ad una sera grigia.
La sua telefonata ha acceso un'angoscia sorda dentro di me, ma si tratta di lui. Ogni sforzo teso ad immaginare il perché mi abbia convocato così misteriosamente sarà trascinato via da questa brezza umida che spazza le strade e odora di marcio.


Il portoncino scrostato è aperto. 
Salgo le scale e dagli appartamenti vicini risuonano le risate degli studenti fuori sede, quelli che lo chiamano Barbanera. 
Arrivo sul pianerottolo col fiatone: anche la porta è accostata.
Qualche passo e la penombra dell'ingresso mi avvolge come nebbia.
In un attimo rivivono tutte le serate passate in quel buco umido ad ascoltare le sue vecchie storie, come un bambino affascinato da una filastrocca che non ha fine.
C'è una quiete innaturale: anche il vecchio giradischi, che di solito sputa vecchi blues o jazz o ballate strappalacrime, è spento.
Svolto sulla destra, verso il minuscolo salotto.
Lo trovo lì. 
Sprofondato nella poltrona di velluto, immobile, guarda fuori l'avvicinarsi della notte con una candela accesa sul tavolo che gli illumina a malapena la barba. Una scena dipinta da un Vermeer rimasto a corto di colori vivi.
Accenno un saluto timoroso e la voce mi esce roca, spettrale. Ma... quella non sarà la faccia di un morto? 
"Ciao..."
Non lo è. Continuando a guardare fuori dalla finestra, lui alza una mano e mi fa segno di sedere.
"Accendi un'altra candela. Per favore"


Parla piano, ma la sua voce satura comunque ogni centimetro della stanza.
Non mi aveva mai detto "Per favore" prima d'ora.
Mi siedo, sul tavolo c'è un'altra candela, la accendo con i cerini, lascio sgocciolare un po' di cera sul tavolo e la fisso così, come l'altra.
Stiamo così, in silenzio. Lo osservo cercare parole lontane.
"Quando ci siamo conosciuti mi sei sembrato subito un ragazzo sveglio"
"Non ero già più un ragazzo"
"La filosofia lasciamola ..."
"A chi non si è mai sporcato le mani. Me l'hai detto proprio la prima volta che ci siamo incontrati"
"Insomma, avrai capito che non ti ho chiamato per compagnia. Non ho nessun altro cui dirlo, per questo ti ho chiamato."
"Dirmi... cosa?"
"Sto morendo"
Un'onda di adrenalina mi colpisce duro. Sudo freddo. Il mio stomaco si contorce.
Me lo sta dicendo senza inflessioni, senza tradire emozioni particolari e poi mi fissa, attende una mia reazione che non c'è, non ci può essere.
Ingoio saliva amara.
"Cosa... come... che sta succedendo?"
Non mi risponde e mi sento stupido, inadeguato, incapace di gestire una situazione più grande di me.
Lui allora si apre lentamente quella camicia che un giorno dev'essere stata bianca. Sul petto c'è un intero reticolo di quelli che sembrano capillari rotti, ma potrebbe trattarsi anche di un tatuaggio.
C'è troppa poca luce per dirlo.
"Cos'è?"
Lui stacca una candela dal tavolo e se la avvicina.
Con la mano libera poi setaccia con delicatezza una tasca dei pantaloni e ne estrae una foto. Me la porge senza guardarla.
La mano mi trema quando la afferro e la avvicino alla candela.
E' una foto vecchia di una vita. Due persone sedute su una spiaggia deserta.
Uno è lui, trenta o quaranta anni fa. Un sorriso spavaldo, robusto, di chi non solo è sicuro di sé, ma anche di tutto il resto del mondo.
L'altra è una giovane donna, dai lineamenti forti e uno sguardo rapace.



"Cos'è?"
Mentre mi indica un punto preciso della foto, lui avvicina ancor di più la candela al suo petto, rischiando un'ustione.
"Guarda la spalla della donna"
Sforzo gli occhi per cogliere il particolare sulla foto scolorita.
"C'è... un tatuaggio. Sembra... "
"Una tartaruga"
"Sì"
Di colpo capisco. Guardo l'intrico di linee violacee che percorre il suo petto. Guardo il tatuaggio della foto. Cristo. E' solo un effetto ottico o una questione di dettagli?




"E'...è lo stesso disegno?"
Si tocca il petto. "Questo non è un disegno. Non è un tatuaggio. E' carne che marcisce. Sangue putrefatto."
Lo fisso esterrefatto mentre cerco di mettere insieme i pezzi.
"Sto morendo. Sapevo che non avrebbe dimenticato..."
"Non capisco...che vuol dire?"
La mia supplica è falsa, artefatta: l'unica domanda che mi sto ponendo è se non abbia perso del tutto la ragione.
Non parla, ma non sopporto il silenzio.
"Raccontami. Qualcosa."
Mi fissa. La luce nei suoi occhi è solo un riflesso della candela.
Non crede che io possa essere davvero interessato.
Non crede che io stavolta lo possa credere. Mi ricompongo, mi risistemo sulla sedia. Quella stanza sembra ancora più piccola. Le pareti incombono, minacciano di chiudersi di colpo.
Vorrei essere in un posto qualsiasi del mondo, estratto a sorte.
"Racconta. Per... per favore".
E mentre lui raccoglie le idee e il suo sguardo si perde indietro nel tempo, mi dico che non può essere impazzito di colpo, non può star scherzando, non può essersi inventato tutto. Lo conosco, cristo. Oppure no?
Non ci sono molti modi per scoprirlo. Accendo un'altra candela, attendo l'inizio del racconto e il momento in cui le sue parole mi trasporteranno lontano ancora una volta.
Sospira profondamente.
"Lei... non era chi diceva di essere"


continua il 20/1/2014 qui e su Radiostile.it 





OUTRO: DIRTY BEACHES - Night city (free download)


Foto: Pixabay.com
Musica: Freemusicarchive.org
Disegni: Giovanni Marsili giovannimarsili84@gmail.com






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