UNA STORIA A PUNTATE DI RICORDI E MISTERI.
Il "bottino di Lima" è il più leggendario dei tesori perduti http://it.wikipedia.org/wiki/Tesoro_dell'Isola_del_Cocco

lunedì 24 febbraio 2014

7. OLTRE


INTRO: Lyndon Scarfe - Algol (free download)

Sto perdendo le forze.
Non ho più il coraggio di guardarmi.
Sento gocce di sangue colare dal mio petto giù verso l'inguine, ma il terrore mi opprime e i polmoni sembrano trasudare qualche sostanza vischiosa che mi impedisce di respirare.
Anche i pensieri si stanno offuscando, la sua storia ora rimbomba nella mia testa come in una stanza vuota e tutte le mie energie sono rivolte a carpirne il senso, qualunque esso sia.
"Gli scogli della vedova... artigli del diavolo che spuntano in mezzo al mare. Trovai un approdo di fortuna sull'isolotto più accessibile e quando scesi a terra, la vidi. Heith. In piedi su una roccia che mi sovrastava, vestita di stracci, mi guardava senza parlare. La chiamai. Lei rise e scomparve. Immaginai che stesse scendendo per raggiungermi, ma attesi invano. Tutto intorno, rocce aspre consumate dal sale. La chiamai di nuovo. Decisi di arrampicarmi."

disegno Giovanni Marsili

"La pelle delle mie mani subito si piagò, mi ferii i piedi e le gambe con gli spuntoni di roccia, ma raggiunsi un piccolo terrazzamento che mi offriva la vista sulle isole. Heith non era lì. Non mi accorsi subito della tragedia che mi stava colpendo. Solo quando vidi la barca galleggiare a una cinquantina di metri da riva, realizzai che l'ormeggio aveva ceduto e l'oceano si stava portando via le mie speranze di ritornare sano e salvo presso una qualche civiltà. Mi ributtai giù, come un pazzo, verso l'approdo, ma quando arrivai, conciato ben peggio di prima, non c'era niente da fare. La barca era perduta. "
Sono entrato in un torpore ovattato. Mi acciambello come un gatto sul divano, come un gatto conscio del fatto che una delle sue sette vite (l'ultima?) se ne sta andando lentamente.
"Pensai che fosse stata lei, ma la barca stava morendo alla deriva e in coperta non c'era nessuno. Ispezionai il punto di approdo. La cima cui avevo assicurato la barca era trinciata di netto. Il cuore mi esplodeva in petto, non so se più per la paura o per la rabbia. Si alzò un vento beffardo e allora la vidi di nuovo.



Era ricomparsa, lì, davanti a me. Stavolta vestiva di un lungo abito bianco e sembrava bella come la ricordavo.
'Heith... cosa fai qui? ti ho cercato...'
Non rispose, si voltò e si diresse verso una grotta lì vicino che chissà come non avevo ancora notato.
Scomparve oltre l'ingresso e io mi affrettai per seguirla.
Quando ebbi varcato la soglia, lei non c'era più. E quello che vidi mi gettò in ginocchio, piangente"


continua il 3 marzo qui e su
radiostile.it


OUTRO: Massimo Ruberti - Last bird in the valley (free download)


musica: freemusicarchive.org
foto: pixabay.com
disegni: Giovanni Marsili giovannimarsili84@gmail.com


lunedì 17 febbraio 2014

6. IL TESORO


INTRO: MORSA - UNDERWATER MAZE (free download)

Non c'è cimitero, cripta o casa abbandonata che stringa in pugno il terrore come un'ospedale. Entro al pronto soccorso con la testa che ribolle di pensieri gravi. L'infermiera alla reception non riesce a capire la gravità della situazione. D'altronde nemmeno io riesco a spiegarla, neanche a me stesso.
Vaneggio della mia ferita misteriosa e lei mi fissa in attesa di un mio segno evidente di squilibrio che la metta in pace con i suoi dubbi. Cerco parole semplici, ricomincio la storia due volte, mi sbottono la camicia insanguinata. Alla fine mi viene assegnato un codice bianco. Bianco! passerò qui una giornata intera a struggermi mentre qualcosa mi divora da dentro.
Cerco di spiegarmi di nuovo, meglio, ma lei con un gesto d'abitudine chiama il prossimo.
Bianco, è tutto bianco: purgatorio, anticamera di vita e di morte. Bivacco su una panchina di metallo per quelli che potrebbero essere minuti oppure ore, poi la visione. Una faccia emerge tra la folla di sconosciuti. Lineamenti conosciuti, forse familiari. E' lui, vecchio compagno di classe mai più rivisto, con quel camice bianco?


Mi faccio largo per raggiungerlo, lo afferro per una spalla, lui si volta e mi fissa.
"Ti ricordi di me?"
Si ricorda. Grazie a Dio, si ricorda. Gli spiego, senza paura. Lui si guarda intorno, teme gli sguardi degli altri che attendono. Mi chiede di sedermi che farà il possibile e poi sparisce dietro una porta che mi separa come non mai dalla speranza.
Altri minuti, secondi, ore poi una voce che pronuncia il mio nome: quella di un'infermiera.
Mi guarda in faccia, mi chiede se voglio una sedia a rotelle poi mi conduce lungo un breve corridoio verso una stanza anonima. Dentro, c'è il mio vecchio compagno di classe.


E' sera quando torno da lui.
La porta è ancora aperta.
E' ancora in poltrona.
Stavolta sembra che sia lui ad aver visto un fantasma.
"Sono stato in ospedale. C'è mancato poco che mi ricoverassero, ma in psichiatria. Ho paura. Parlami per favore. Che mi sta succedendo?"
Si estranea di nuovo e non ho altra scelta che star lì, ad ascoltare, per capire dove stia il punto nella storia che mi sta raccontando.
"Dopo quella notte di delirio cercai qualche indigeno che potesse darmi una spiegazione consolante. Trovai solo un ragazzo di una quidicina d'anni. Cercò di fuggire, ma lo fermai. Parlava inglese e dopo mille insistenze mi disse solo questa frase:
'Non cercare il tesoro, uomo. Non lo cercare.'
Di che tesoro parlava?

disegno Giovanni Marsili

'La donna cerca il tesoro, ma morirà nel fuoco. Morirà col fuoco'
Nemmeno minacciandolo riuscii a farmi dire di più. Mi disse solo che la donna era andata a nord, verso gli Scogli della Vedova. Corsi al porto, inseguito dalla sensazione di occhi che fissavano le mie spalle, di artigli pronti ad afferrarmi, di anime nere tutte intorno. Mi sarebbe servito un giorno intero per raggiungere quegli isolotti roccioso disabitati che non avevo mai visitato prima e non sapevo cosa avrei trovato, ma avevo il terrore di perdere il poco senno che mi era rimasto".


continua il 23/2 qui e su
www.radiostile.it


OUTRO: DELTASON - GARDEN THEME (free download)


Musica: freemusicarchive.org
Foto: pixabay.com
Disegni: Giovanni Marsili giovannimarsili84@gmail.com 



lunedì 10 febbraio 2014

5. SEGNI



INTRO: _ghost - Lullaby (free download)


Non avrei voluto separarmi da quella storia assurda, ma la luce del giorno mi ha riportato alla mente che ho un vita, là fuori.
Mentre ripercorro all'inverso la strada che ieri sera mi ha visto passare curioso e pensieroso, mi chiedo perché una parte di me si è lasciata suggestionare in questo modo. E' solo il delirio di un vecchio ancorato ai ricordi di una vita che è stata un tempo o che è  forse solo immaginata.
Perché allora stasera tornerò in quelle tre stanze umide ad ascoltare il resto?
Ho la presunzione di conoscerlo, ecco perché. Fino a oggi non mi era mai parso fuori di sé. Fino a oggi le sue storie hanno sempre avuto radici per terra.
E poi... quel segno che si porta addosso: il solo pensiero mi accappona la pelle.
Certo, magari se lo è fatto da solo in un momento di ... Ma io non ci credo o, quantomeno, quello che credo non mi basta.

Prima di andare in ufficio entro in un bar. Mai più di adesso credo di aver bisogno di caffeina a snebbiarmi la mente. Mi sorprendo a fissare la mia immagine nella specchiera dietro il bancone: quasi non mi riconosco, ho la faccia spenta e la mente altrove.
La prima cosa che faccio una volta in ufficio è andare in bagno per sciacquarmi la faccia. Una volta, due volte, tre volte. Mentre mi asciugo con calma mi cade l'occhio su una piccola macchia sopra il taschino della camicia. Nello stesso momento, lì sotto sento un pizzicore. Mi sbottono e tasto la pelle con le dita. Una minuscola chiazza di sangue. Potrebbe essere stata qualunque cosa, un foruncolo, ma... la mia mente va diretta a quei segni sul petto di Barbanera. Inizio a sudare freddo, poi mi scuoto: ho dormito troppo poco e quell'ambiente lugubre mi ha davvero troppo suggestionato.

Il lavoro mi scorre addosso, scivola via e si condensa dentro pixel neri come la pece. Le voci al telefono provengono da un mondo lontano, dimenticato, di cui posso quasi sentire il fetore della decomposizione. Loro non sanno, non hanno avuto esperienza, non sono stati esposti al contagio della suggestione: continuano per questo a occuparsi di una realtà talmente oggettiva da sembrare, quella sì, artefatta.


Pranzo da solo, non saprei di cosa parlare con i colleghi e nemmeno giustificare il mio silenzio assorto.

Prima di uscire dall'ufficio un quarto d'ora prima di quando dovrei, ripasso dal bagno. Le macchie di sangue sulla camicia sono due. Mi scaravento in strada. C'è solo un posto dove posso andare per poter tenere a bada i pensieri folli: casa sua.
disegni Giovanni Marsili

Mi accorgo subito che ha bevuto, perché in qualche modo sembra più calmo. Non riesco a trattenermi.
"Parlami di quei segni sul petto. Di che malattia si tratta? è contagiosa? perché non mi hai detto niente?"
Se c'era una briciola di serenità nel suo sguardo, ora non c'è più. Per rispondere alla sua occhiata interrogativa, apro la camicia e gli mostro i miei segni, le tracce di sangue.
"Non avrei dovuto raccontarti questa storia"
"Arriviamo al punto, per favore"
"Non lo so"
"Cos'è che non sai?"
"Non so di cosa si tratta, ma non è certo una malattia tropicale. E' un fuoco che ti brucia, da dentro"
"E come spieghi che io abbia questi?"
Faccio per aprire la camicia e scopro una macchia di sangue grande come la mia mano. Con gesti disperati la apro, un bottone vola via a nascondersi sotto la poltrona. Con la mano rimuovo il sangue: sotto, trovo dieci, venti ferite minuscole.
Se lo potessi ferire con lo sguardo lo farei, ma prima ancora che prevalgano confusi pensieri di vendetta, scappo verso l'ospedale.

CONTINUA IL 17/2 QUI E SU RADIOSTILE.IT

OUTRO: Psychadelik Pedestrian - Druids march (free download)



Foto: Pixabay.com
Musica: Freemusicarchive.org
Disegni: Giovanni Marsili giovannimarsili84@gmail.com 

lunedì 3 febbraio 2014

4. OGNI UOMO E' MILLE ISOLE



INTRO: Northbound - Forward (free download)

La linea sottile tra giorno e notte è talmente vicina da poterla toccare solo affacciandosi dalla finestra.
Sento la stanchezza di un giorno di lavoro colpirmi senza preavviso.
Mi strofino gli occhi, cerco posizioni scomode, ma il sonno mi bracca e non riesco a tenerlo a freno con l'adrenalina.
Lui se ne accorge.
"Continuiamo un'altra volta"
"No. No... Sono solo un pò stanco"
"C'è il divano, se vuoi"
Sì, la forza gravitazionale del divano sta diventando irresistibile.
"Riposa. Ormai, non c'è fretta"
Mi sdraio in posizione fetale e questo basta perchè ogni mia difesa crolli in un istante. Mi addormento pesantemente, ma non c'è quiete: solo un rincorrersi di sogni inconsueti dominati dal mare. Ogni tanto apro gli occhi incerti e, tra le candele che si spengono, c'è sempre la sua ombra, lì sulla poltrona, immobile.


Mi sveglio solo con la luce del giorno. Mi alzo di scatto. Lui non si è mosso e di nuovo sono costretto a chiedermi se sia ancora vivo o meno.
"Scusami... sono crollato... non volevo..."
I suoi pensieri sono altrove, allora mi stiro la schiena rattrappita e cerco un aggancio per richiamarlo alla realtà.
"Vuoi mangiare qualcosa?"
Non sembra interessato, ma raggiungo la piccola cucina lì accanto e cerco in giro finchè non trovo un pacchetto di biscotti.
"Devi mangiare qualcosa. Io ho fame"
Mi accontenta e si porta un biscotto alla bocca, ma a quel ritmo lo finirà a mezzogiorno.
"Dove eravamo rimasti?"
Riprende la storia come se l'avesse interrotta cinque secondi fa.


"Quando attraccai al pontile dell'isola, ero affamato. Di verità, di ricerca, di lei. La giornata era splendida, calma, tiepida e profumata, ma sentivo solo il mio sangue ribollire. Terrence mi aveva descritto la barca che aveva noleggiato. In quel porto, l'unico, non c'era. Mi colse una disperazione smaniosa. Nessuna delle poche anime che incontrai sembrava aver visto Heith. Non mi scoraggiai anche se ormai avrebbe potuto essere ovunque, dopo essere salita sulla barca di qualcun altro. L'isola aveva un centro piccolo, ma moderno, abitato da stranieri. Vagai a caso, continuai a chiedere inutilmente. Alla fine cedetti, mi chiusi in un bar e iniziai a bere. 



Quando mi buttarono fuori era notte e non era il caso di riprendere il mare, in quelle condizioni. Ripresi a camminare, barcollando senza meta, parlando con me stesso mentre l'umidità della sera tropicale mi si appiccicava addosso come un sudario. Alla fine dell'unica strada notai in lontananza un fuoco nel bosco. Imprudente, volli raggiungerlo e arrivai così al villaggio dei veri, indigeni, abitanti dell'isola. Non era altro che un cumulo maleodorante di capanne di legno e lamiera disposte a cerchio. Nel centro, quella sera un grosso falò brillava spandendo le sue ceneri verso il cielo. Pensai che sul mare doveva essere visibile da molto lontano. Il canto malinconico si interruppe non appena ebbi varcato il confine del villaggio. Un centinaio di occhi convogliarono le loro luci su di me, che non sapendo cosa fare o dire me ne stetti lì, a guardare il fuoco che divorava la legna salmastrosa."
Penso a quel momento, al sentirsi solo, ubriaco, tra sconosciuti, in un luogo sconosciuto, forse pericoloso e non riesco a trattenermi.
"Lei, era lì?"
"Non più. Ma era stata lì. Era impossibile non capirlo."
"Perché?"
disegno Giovanni Marsili

"Il suo tatuaggio, quello con la tartaruga. Era ovunque. Disegnato sulle capanne, sulla pelle di quella povera gente... anche per terra, a circondare il falò. Quando me ne accorsi, complice l'alcool, mi colpì come uno schiaffo un'onda di terrore. Mi sedetti e mi accorsi che quelle genti si stavano avvicinando a me, lentamente, e avvicinandosi riprendevano a cantare, qualcosa di gutturale, profondo, lugubre. Due mangiatori di fuoco iniziarono a sputare scintille e fiamme verso il cielo. Pensai di scappare, ma le gambe non rispondevano. Alzai gli occhi verso la luce accecante del fuoco e quello che vidi mi mandò quasi all'altro mondo: un essere fatto di fumo e scintille volteggiava sopra le fiamme e guardava me, solo me. Non ressi e svenni. Quando mi svegliai era giorno, ero sdraiato tra le ceneri nere e intorno a me non c'era più nessuno".

CONTINUA IL 10/2 QUI E SU RADIOSTILE.IT


OUTRO: Black Rebel Motorcycle Club
            Beat the devil's tatoo LIVE (free download)


Foto: Pixabay.com
Musica: Freemusicarchive.org
Disegni: Giovanni Marsili giovannimarsili84@gmail.com